tradimenti
La mia collega, moglie del mio amico collega
di Writer722
08.11.2024 |
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"Si è ricomposta dicendomi che non si poteva andare oltre ed invitandomi ad andare via..."
Ho un collega che è anche un amico con cui condivido momenti piacevoli anche al di fuori del lavoro. E’ stato assunto dalla nostra Azienda circa quattro anni fa e tra di noi è subito nata una bella amicizia. Percepisci subito quando vai d’accordo con una persona, ti senti a tuo agio e con Cristiano è stato da subito così.
Abbiamo iniziato a fare la pausa caffè insieme, poi a uscire a cena, a condividere bei momenti insieme.
Cristiano è il marito di Gemma (nome di fantasia), una collega con cui in passato ho lavorato, siamo stati nello stesso Ufficio, con lei non sono stato mai particolarmente in confidenza, c’erano degli aspetti del suo carattere che non mi piacevano per questo avevo difficoltà a legarci, in passato aveva avuto una storia con un collega che mal sopportavo e forse, anche questo, contribuiva alla poca stima che avevo di lei.
Conoscendo più a fondo Cristiano mi chiedevo come fosse stato possibile che un uomo del suo spessore, delle sue capacità si sia potuto innamorare di una persona così superficiale e ciarliera.
In Azienda Gemma, specie da ragazza, si era fatta conoscere per la sua invadenza, per la poca voglia di lavorare e per il suo splendido fondoschiena, non era molto avvenente ma il suo sedere si faceva notare.
Era una coppia apparentemente unita anche se spesso Cristiano si lamentava della poca libertà che la moglie gli concedeva.
Un pomeriggio Gemma mi chiese di raggiungerla nel suo ufficio situato in una palazzina adiacente la sede centrale, era inverno, già buio, faceva freddo e fioccava, mentre mi incamminavo mi chiedevo quale fosse il motivo di quell’incontro, anche se un sospetto lo avevo.
Da alcune settimane Cristiano era con la testa altrove, spesso si assentava durante le nostre irrinunciabili pause pranzo senza darmi spiegazioni, era evasivo, avevo il sospetto che avesse una tresca con una sua vecchia amica di cui ultimamente mi parlava.
Sicuramente sarà questo il motivo dell’incontro, pensavo, Gemma avrà notato un cambiamento del marito e vuole indagare. Arrivato, l’ho trovata vicino la fotocopiatrice, negli ultimi anni, avvicinandosi agli anta, era diventata più femminile, quel giorno indossava dei jeans attillati che mettevano in mostra un sedere ancora notevole, sopra aveva una giacca di velluto scura con sotto una camicia bianca di lino.
Ci siamo diretti nel suo ufficio in fondo al corridoio, mi ha fatto accomodare sulla sedia, si è appoggiata con il sedere sulla scrivania di fronte a me, con le gambe leggermente piegate e larghe e lo sguardo sorridente.
Ha cominciato a parlarmi di lavoro, ad espormi il suo pensiero sull’attuale organizzazione aziendale, poi ha cambiato repentinamente discorso parlandomi del marito e facendo aumentare il mio tasso di attenzione, dovevo essere pronto a rispondere in maniera corretta; senza rendermene conto si era avvicinata e posizionata alle mie spalle massaggiandomi la schiena, mi sono irrigidito colto di sorpresa dal suo atteggiamento, il suo tono pacato, però, e il tocco sapiente hanno contribuito a rilassarmi e a farmi godermi il massaggio, ho sentito il calore del suo respiro farsi più vicino e il tocco delle sue labbra sul mio orecchio, un brivido mi ha percorso e, voltato lo sguardo verso di lei, ho cercato la sua bocca.
In quel momento non pensavo a Cristiano ma a godermi l’attimo, a cercare il contatto con la sua lingua e l’unione tra le nostre labbra, mi sono alzato, l’ho afferrata e baciata con passione, percorrendo con le mie mani il suo corpo fino a fermarmi in mezzo alle sue gambe e accarezzare la sua intimità; ho provato a slacciarle i pantaloni per intrufolarmi con le mani ma mi ha fermato.
Si è ricomposta dicendomi che non si poteva andare oltre ed invitandomi ad andare via.
Mi aveva doppiamente sorpresa, prima per la sua intraprendenza nei confronti di un amico del marito e poi per essersi tirata improvvisamente indietro, in colpa non mi sentivo, non avevo preso l’iniziativa e sicuramente Cristiano cornificava la moglie, io però, ero rimasto con la voglia di scopare.
Il giorno successivo, a lavoro, Cristiano sembrava più euforico e meno sfuggente dell’ultimo periodo, mi ha invitato per la pausa pranzo e finalmente mi ha rivelato della storia intrapresa con la sua vecchia amica e dei dubbi nel proseguire la relazione con la moglie. Mi sorprendeva come una persona così razionale potesse prendere una decisione così frettolosa, l’ho pertanto persuaso a desistere da quella idea, a darsi del tempo per riflettere e di non di rovinare il matrimonio per una semplice sbandata.
Ad una settimana dal nostro ultimo incontro ricevo un messaggio di Gemma che mi invitava dopo il lavoro a raggiungerla con la macchina in un parcheggio isolato che conoscevo bene per averlo già frequentato, ero convinto che Gemma mi volesse chiedere di dimenticare quanto accaduto o, forse, si era accorta della tresca del marito e voleva saperne di più.
Arrivato al parcheggio ho notato in fondo la macchina di Gemma, mi sono avvicinato, mi ha fatto segno di entrare e senza darmi il tempo di sedermi mi ha baciato, ho ricambiato mettendole le mani in mezzo alle gambe, indossava una gonna e delle autoreggenti, non aveva gli slip e le mie dita raggiunsero subito la sua passera, la sentivo vogliosa, mentre ci baciavamo la masturbavo, volevo recuperare l’occasione persa l’altra volta, mi ha slacciato i pantaloni, l’ho aiutata ad abbassarmi gli slip, si è fiondata sul mio uccello pronto per ricevere le sue attenzioni, mi sono disteso e goduto la sua bocca, era brava, le spingevo la testa per dettare il ritmo del suo fare, l’eccitazione saliva fino a quando il faro di una macchina l’ha fatta desistere.
Si è ricomposta, ho capito che dovevo farlo anch’io, mi ha fatto scendere velocemente ed è andata via.
Erano già due volte che interrompeva il mio piacere e questo non faceva altro che aumentare il desiderio di averla; non volevo forzarla, doveva essere lei a cercarmi.
Nei giorni seguenti ho dovuto consolare Cristiano perché la sua relazione extra coniugale era finita, riportarlo così ad uno stato razionale. Durante le nostre conversazioni mi tornava spesso in mente Gemma, la desideravo, speravo che mi chiamasse.
L’attesa non durò a lungo, dopo pochi giorni Gemma mi ha chiamato chiedendomi di raggiungerla in ufficio dopo le 18, era venerdì, quindi ero speranzoso che non ci fosse più nessuno a quell’ora; mi sbagliavo, era ancora piuttosto affollato, affranto mi sono diretto nel suo ufficio, ho bussato, è venuta ad aprirmi e sono rimasto incantato dal suo abbigliamento, indossava una camici nera molto elegante, una gonna aderente a metà coscia, calze coprenti e scarpe con tacchi, questa volta ero deciso e desideroso di scoparla.
Abbiamo atteso che i colleghi iniziassero ad andare via, ne approfittavamo per accarezzarci e scambiarci dei baci furtivi, dopo esserci accertati di essere rimasti soli abbiamo dato sfogo alle nostre voglie, le ho sbottonato la camicia e sfilato il reggiseno, le ho baciato i suoi piccoli seni soffermandomi con la lingua sui capezzoli, erano turgidi, aveva voglia, con le mani esploravo sotto la gonna, aveva le autoreggenti e non indossava le mutandine, con le dita ho cominciato a masturbarla continuando a leccarle i capezzoli, ero deciso con le dita , volevo farla godere, mi sono poi abbassato, le ho alzato la gonna e mi sono dedicato a masturbarla con la bocca, mi facevo spazio tra la sua rada e curata peluria, allargando le grandi labbra con le dita per meglio entrare con la lingua.
Con le mani ho preso ad accarezzarle il sedere, oggetto del desiderio di molti colleghi, sentivo la tonicità dei suoi glutei, le ho tolto la gonna e l’ho voltata, ho finalmente ammirato il suo sedere ed era veramente speciale, ho allargato i glutei per leccarle l’ano mentre con le mani continuavo a masturbarla, stava ansimando sempre più forte fino a quando mi ha chiesto di scoparla nel culo, dopo aver inumidito ancora un po’ il suo buchetto, ho fatto pian piano pressione e l’ho penetrata, mi muovevo lentamente perché volevo ammirare il mio uccello muoversi dentro di lei, godere della visione del suo sedere posseduto dal mio uccello, sentivo le pareti che facevano pressione sul mio membro accentuandomi il piacere; mi diceva che era un gran troia e le sue parole non facevano che accentuare il mio desiderio, continuavo a scoparla lentamente perché volevo godermi il più possibile il suo fondoschiena, la prendevo per i capelli e usavo parole forti accentuando la sua voglia.
Si è poi è seduta sulla sedia, ha preso con le mani il mio uccello e se l’è portato in bocca con foga, aveva desiderio di succhiarlo, lo teneva tutto in bocca per poi ricacciarlo, l’osservava per poi riprenderlo tutto, ha iniziato ad accarezzarmi il buchino incontrando la mia resistenza, mi ha convinto a lasciarla fare , mi sono fidato e pian piano mi ha portato ad uno stato elevato di eccitazione con un massaggio prostatico, prima che venissi si è fermata, mi ha fatto sedere e si è posizionata sopra di me ma facendosi scopare ancora una volta il sedere, ho sentito minore resistenza nell’entrare, ho continuato a scoparla con regolarità tenendola per i capelli, si era voltata verso di me con l’espressione quasi aggressiva di chi pretende qualcosa, nel suo caso il piacere, dominare la sua voglia mi eccitava, mi fissava goduriosa mentre la possedevo e la eccitava, il mio uccello si muoveva sempre più deciso e il suo ansimare era più forte, spingeva il sedere sempre più forte verso di me quando si è accorta del mio raggiungere l’orgasmo, mi ha implorato di venirle dentro, ho accelerato i movimenti fermandomi solo quando l’ultima goccia del mio piacere era uscita.
E’ rimasta ansimante con le mani appoggiate alla scrivania, respirava in maniera affannosa, era spettinata, con la schiena scoperta e la gonna completamente alzata, il suo sedere era arrossato ma pur sempre era un bel vedere.
In quel momento chiama il marito a cui risponde stizzita perché stava lavorando, riflettevo su come spesso sia facile mentire passando per vittime.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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